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sabato 11 febbraio 2012

Polisse – L’eccessiva ricerca del raccapricciante.

USCITA CINEMA: 03/02/2012
GENERE: Drammatico
REGIA: Maiwenn 

SCENEGGIATURA: Emmanuelle Bercot, Maiwenn Le Besco
ATTORI:
Maiwenn Le Besco, Joey Starr, Karin Viard, Marina Foïs, Nicolas Duvauchelle, Karole Rocher, Emmanuelle Bercot, Frédéric Pierrot, Arnaud Henriet, Naidra Ayadi, Riccardo Scamarcio

MONTAGGIO: Yann Dedet, Laure Gardette
MUSICHE: Stephen Warbeck
PRODUZIONE: Chaocorp
DISTRIBUZIONE: Lucky Red
PAESE: Francia 2011
DURATA: 127 Min
FORMATO: Colore 



Premio della Giuria al Festival di Cannes 2011.

Trama:

Di cosa è fatta la routine quotidiana degli agenti di polizia? Casi da risolvere, reati da contrastare, violenze da evitare per tutelare e dare nuove speranze ai più fragili. Un lavoro difficile che i poliziotti riescono ad affrontare quotidianamente grazie ad un forte spirito di squadra e solidarietà. Così, a momenti di triste realtà si alternano gioie inaspettate, lasciandoci sperare che anche il dramma più grande possa essere superato.
 
  
Commento:

Un premio della giuria di Cannes forse un po’ troppo patriottico. Intendiamoci nato dopo la visione di un documentario sugli abusi sui minori in Francia, l’ultimo lavoro della regista, sceneggiatrice e attrice Maïwenn è per certi versi un riuscitissimo pugno nello stomaco. Girato con un taglio asciutto in bilico tra una fiction e un documentario che donano al tutto un tratto fortemente realistico, il film mette in scena la quotidianità degli agenti di polizia della Sezione Protezione Civile.  Arrestare pedofili o registrare abusi agghiaccianti sui minori sono solo tra i tanti episodi spiacevoli e disdicevoli che questi  agenti di polizia devono sopportare ogni giorno. 


Oggettivamente la regista francese sembra più interessata a fotografare la vita privata degli agenti e tutte le loro problematiche familiari e psicologiche derivanti dal lavoro che non la reale condizione di denuncia degli atti scandalosi mesi in atto durante la pellicola. Sebbene gli episodi contorti di criminalità sui minori siano molteplici fondamentalmente nel film nessuno di questi viene analizzato con la giusta considerazione dando più di una volta l’impressione di voler più scandalizzare e sorprendere che realmente analizzare e documentare. 


La pellicola quindi si snoda tra alti e bassi con questi agenti in bilico tra la frustrazione della quotidianità di aiutare le vittime di abusi e le problematiche delle proprie vite private, con alcune scene ben riuscite come la separazione di una mamma africana dal proprio figlio assegnato per volontà materna ad un centro di ricovero per senza fissa dimora. Un opera sicuramente sentita dalla regista, che pur di partecipare si è ritagliata una parte da protagonista in un ruolo superficiale e realmente poco funzionale ai fini della stessa. 


Maïwenn mostra l’orrore cercando di osare e guardare in faccia alla realtà con ossessiva ricerca del raccapricciante (ad esempio la scena del feto morto) firmando così un film votato all’eccesso riuscito solo in minima parte, condito da un finale eccessivo costruito ad arte, come molte scene del film, per portare alla lacrime. Un film forse più diseducativo che educativo, oggettivamente da evitare se si è particolarmente impressionabili. Nel film partecipa anche il nostrano Riccardo Scamarcio in un ruolo marginale e inutile. 




Pro. 
Alcune scene rendono bene l’idea del disagio infantile.
Argomento importante.
 

Contro. 
Ossessiva ricerca dell’orrore nella descrizione degli abusi sui minori.
La regista sembra compiacersi un po’ troppo della sua intuizione.







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