GENERE: Drammatico, Storico
REGIA: Peter Weir
SCENEGGIATURA: Peter Weir
ATTORI: Colin Farrell, Mark Strong, Saoirse Ronan, Ed Harris, Jim Sturgess, Dejan Angelov, Dragos Bucur, Sally Edwards, Igor Gnezdilov, Mariy Grigorov, Irinei Konstantinov, Meglena Karalambova, Alexandru Potocean, Sebastian Urzendowsky.
FOTOGRAFIA: Russell Boyd
MONTAGGIO: Lee Smith
MUSICHE: Burkhard von Dallwitz
PRODUZIONE: Crispy Films, National Geographic Films, On the Road, Point Blank Productions, Scott Rudin Productions, Spitfire Pictures
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
PAESE: USA 2010
DURATA: 133 Min
FORMATO: Colore
Trama:
Il film è basato su un libro di Slavomir Rawicz intitolato "Tra noi e la libertà", che racconta del trasferimento dell’autore in un gulag siberiano nel 1939 e della fuga da lui stesso organizzata due anni dopo quando, con altri sei compagni, attraversò la transiberiana e si diresse verso sud camminando per più di 6500 chilometri.
Commento:
Capita a volte, sempre più frequentemente in Italia, che un grandissimo autore come Peter Weir venga completamente bistrattato. Al ritorno cinematografico dopo 7 anni dal suo ultimo film “Master & Commander” il povero Weir ha dovuto aspettare ben due lunghi anni prima di ricevere una distribuzione nel bel paese che non contento del trattamento, ha rilegato la fornitura alla pochezza di sole 10 sale cinematografiche. Un vero insulto per l’autore di pellicole come: “The Truman Show, L’attimo fuggente e Picnic ad Hanging Rock” senza menzionare gli altri più che validi lavori. In realtà “The Way Back” è stato accolto tiepidamente anche negli USA. Distribuito ben due volte, prima di ricevere le giuste attenzioni dal pubblico. Un peccato perché il regista originario di Sydney ha sempre molto da offrire.
Una fuga di sei prigionieri da una prigione siberiana nel 1940 in piena oppressione del comunismo russo. Una avventura tratta da “The Long Walk” romanzo di Slavomir Rawicz. Un confronto Uomo-Natura ma anche Morte-Libertà narrato con il solito tatto che da sempre contraddistingue le opere di Weir. Uomini con dissidi interiori, apparentemente legati solo al proprio io, si riuniscono in una solida causa, la sopravvivenza.
Calati in un contesto naturalistico tanto affascinante quanto poco ospitale, saranno attesi dal più difficile e complicato viaggio della loro intera esistenza. Chilometri e chilometri consumati dalle proprie gambe in territori dalla temperature ostili. Un pellegrinaggio in condizioni estreme verso la liberta dove l’ambiente è il primo elemento di terrore. Un appassionante racconto di un viaggio incredibile scandito da un ritmo compassato, girato con la solita maestria, una cura maniacale al minimo dettaglio e campi aperti memorabili.
Ogni singola inquadratura è studiata per consegnare alla spettatore il giusto clima di sofferenza e sopportazione, di speranza e fiducia. Tra i meriti del film c’è quello di portare all’attenzione sugli orrori del 900 che vanno ben oltre i più conosciuti e riproposti lager nazisti. Buone le interpretazioni, tutte sentite, qualche personaggio è inizialmente privo di spessore.
L’arrivo della giovane Irena (Saorise Ronan) amalgamerà il gruppo ben oltre i propri dolori. Caratterizzando con la giuste luce tutti i componenti. Un film forte che senza compromessi non ricerca il colpo di scena per far breccia nello spettatore. Pochi dialoghi, silenzi e natura selvaggia, caro Peter ci sei mancato.
Pro.
La terribile bellezza di una natura incontaminata.
Riposta all’attenzione fatti storici poco reclamizzati.
Contro.
Ritmo compassato, lunghezza della pellicola e pochi dialoghi per qualcuno sono il male.
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