GENERE: Drammatico
REGIA: Paolo Franchi
SCENEGGIATURA: Paolo Franchi, Daniela Ceselli, Rinaldo Rocco, Heidrun Schleef
ATTORI: Isabella Ferrari, Jean-Marc Barr, Luca Argentero, Filippo Nigro, Eva Riccobono, Anita Kravos, Jean-Pierre Lorit.
FOTOGRAFIA: Cesare Accetta, Enzo Carpineta
MONTAGGIO: Alessio Doglione, Paolo Franchi
PRODUZIONE: Nicoletta Mantovani per Pavarotti International 23 srl in associazione con Sonia Raule.
DISTRIBUZIONE: Officine Ubu
PAESE: Italia 2012
DURATA: 89 Min
FORMATO: Colore
VISTO CENSURA: VM14
Sito Ufficiale
In concorso al Festival di Roma 2012.
Trama:
Dino e Anna sono una coppia di quarantenni. Si amano intensamente ma la loro non è una relazione convenzionale: tra loro non c’è mai stato un rapporto fisico. Dino si è sottratto a questo, come se dentro di lui ci fosse una scissione netta e dolorosa tra eros e amore. Tormentato per non riuscire a vivere con Anna tutte le esperienze di un rapporto d’amore, Dino manifesta il suo disagio con un comportamento estremo che lo porta ad avere compulsivi rapporti sessuali con prostitute. Dal canto suo, Anna non è in grado di trovare una soluzione, non sa e non vuole mettere fine a questo tormentato, irrinunciabile rapporto d’amore. La sofferenza di Dino la fa sentire profondamente amata, unica. Tutto sembra rimanere senza soluzione…
Commento:
Chi scrive era in sala durante la pittoresca proiezione in anteprima stampa del seguente film alla settima edizione del Festival internazionale del film di Roma. Il silenzio di tomba che di solito accompagna le proiezioni, è stato continuamente interrotto da un susseguirsi di battute, risate e imprecazioni. Ribattezzato dopo appena una visione “E lo chiamano film” ha messo pienamente d’accordo la maggior parta della critica e del pubblico sulla oggettiva mediocrità della proposta. Nonostante le pernacchie il film ha vinto clamorosamente ben due premi, e non parliamo di quelli di peggiore film dell’anno e peggior sceneggiatura, bensì di miglior regia e miglior interpretazione femminile. La regia di Paolo Franchi non è certo nota a tutti e non mi aspetto che qualcuno possa mettere in dubbio questa vincita così su due piedi, il premio di "Miglior interpretazione" per Isabella Ferrari però è agghiacciante già senza prove. Un ceppo di legno dimostra più individualità della bellissima Isabella che oltre al suo fascino e alle scene di nudo, non offre altro.
Considerata la bruttezza di questo film è stato messo in moto un tam tam mediatico che da giorni vede coinvolta anche la vedova di Bruno Martino. La moglie contesta l’utilizzo improprio dei brani del marito per la colonna sonora, tanto da richiederne il ritiro dalle sale perché troppo scabroso e lesivo al patrimonio morale del musicista. Tutta pubblicità gratuita. Di scabroso c’è veramente poco, c’è tanta volgarità, di quella brutta, usata per cercare di essere originali e sorprendenti risultando invece irritanti e deludenti. L’amore e il sesso vengono completamente presi a calci dal banale prospetto. Anna e Dino si amano anche se non consumeranno mai il loro amore. Dino è un disadattato, segnato intimamente dal suicidio del fratello e dal successivo abbandono della madre. Tormentato dal dolore di non riuscire a vivere un rapporto sano con Anna, conduce una doppia vita da malato sessuale tra scambisti e prostitute. Anna dal canto suo si sente completamente amata da Dino, unica, anche se interiormente si tormenta perché vuole anche lei la sua dose di pannocchia.
Il film prosegue così per poco meno di 90 minuti, con questo amore intenso e straziato degno di “Love Story” in crisi di astinenza. La realizzazione del piacere, del soddisfacimento viene meno. La struttura a mosaico mescola passato e presente, atti sessuali, sedute psichiatriche in un continuo dejà vu. La scissione tra eros e sentimento porta alla noia spietata. Concettualmente la tematica è interessante. La sessualità, la dipendenza sono mali certificati della nostra società affrontati con il piglio giusto da “Shame” la scorsa stagione. Purtroppo Franchi non è Steve McQueen e riesce suo malgrado a rovinare anche un grande attore come Jean Marc Barr. Paradossalmente il film non sarebbe neanche male se solo non fosse così pesantemente ridondante e prolisso. Con 40 minuti in meno e il giusto montaggio si poteva fare di più.
Pro.
- Tematica attuale e interessante.
- Con 40 minuti in meno poteva essere un film riuscito.
- Prolisso e Ridondante
- A tratti comico.
- Jean Marc Barr attore rovinato.
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