SCENEGGIATURA: Luc Besson
ATTORI: David Belle, Cyril Raffaelli, Daniel Duval, Philippe Torreton, Elodie Yung, Fabrice Fletzinger, MC Jean Gab'1
FOTOGRAFIA: Jean-François Hensgens
MONTAGGIO: Julien Rey
MUSICHE: Da Octopuss, Trak Invaders
PRODUZIONE: EuropaCorp
PAESE: Francia 2009
GENERE: Azione
DURATA: 96 min.
FORMATO: Colore
Trama:
Tre anni dopo gli eventi narrati in Banlieue 13, la pace nel riottoso e autogestito distretto 13 è ancora sfuggente. Le autorità non hanno mantenuto la promessa di distruggere il muro e riaprire il quartiere, lasciando recintati come in un ghetto tutti gli abitanti della Banlieue, che dopo la morte del boss Taha Bemamud, si sono divisi in cinque fazioni. Damien e Leïto tornano nel quartiere per cercare di fermarne l'imminente distruzione per ordine dello stesso Presidente della Repubblica, manipolato da Walter Gassman, capo delle forze speciali DISS.
Commento:
A cinque anni dal riuscitissimo primo capitolo Banlieue 13, sceneggiato anche allora da Luc Besson, ritroviamo il governo francese schierato contro il malfamato quartiere parigino. Il primo capitolo aveva convinto a più riprese gli amanti dei film action e di arti marziali in generale, grazie alle mirabolanti performance di atleti nella disciplina del parkour, attività cara al cinema francese dai tempi di "Yamakasi i nuovi samurai" sceneggiato sempre dallo stesso Besson. Come da programma la sceneggiatura non è il piatto forte di una trama solo abbozzata e messa al servizio delle scene d’azione. Il film intrattiene senza problemi, purtroppo non migliora né approfondisce quanto visto in precedenza, presentandosi allo spettatore più come un update che di un vero nuovo capitolo. Ancora non sfruttata a dovere la divisione tra bande nel quartiere, limitata questa volta agli ultimi 20 minuti di film con la partecipazione della bellissima Elodie Yung nei panni di Tao. Una conferma per l’azione spettacolare, un passo indietro per tutto il resto.
Pro.
Il ritorno acrobatico di Damian e Leito in azione.
Parkour mon amour.
Contro.
Sceneggiatura solo abbozzata.
Profuma di già visto.
Parkour
Il
parkour, abbreviato in PK, è una disciplina metropolitana nata in
Francia agli inizi degli anni ‘80. Consiste nel superare qualsiasi
genere di ostacolo, all'interno di un percorso, adattando il proprio
corpo all'ambiente circostante.
I
primi termini utilizzati per descrivere questa forma di allenamento
furono "arte dello spostamento" (art du déplacement) e "percorso"
(parcours).
Il termine parkour, coniato da David Belle e Hubert Koundé nel 1998, deriva invece da parcours du combattant (percorso del combattente), ovvero il percorso di guerra utilizzato nell'addestramento militare proposto da Georges Hébert.
Alla
parola parcours, Koundé sostituì la "c" con la "k", per suggerire
aggressività, ed eliminò la "s" muta perché contrastava con l'idea di
efficienza del parkour.
Un terzo termine, coniato da Sébastien Foucan,
fu Free running, il quale viene però distinto dai due precedenti in
quanto rappresenta una forma di movimento, nato sulla base del parkour,
che ricerca la spettacolarità e l'originalità dei movimenti a scapito
dell'efficenza.
I praticanti di parkour sono chiamati tracciatori (traceurs), o tracciatrici (traceuses) al femminile.
Lo scopo del parkour, quindi, è spostarsi nel modo più efficiente
possibile. Per efficiente si intende: semplice e veloce. Per distinguere
cos'è il parkour da cosa non è, basta pensare che non c'è nulla di
insuperabile.
Il parkour è proposto sia come disciplina che come uno stile di vita, un modo di pensare: dopo l'inizio della pratica di questo sport, si inizia a analizzare tutto in un altro modo. Qualsiasi appiglio o ostacolo viene osservato come un punto di appoggio da superare in maniera fluida ed efficiente. Questo insegna nella vita di tutti i giorni a non arrendersi mai davanti ad un problema ma al contrario sfruttarlo per proseguire in modo ancora migliore la marcia verso il proprio obiettivo finale. (Fonte)
Nessun commento:
Posta un commento