GENERE: Horror, Thriller, Drammatico
REGIA: Pascal Laugier
SCENEGGIATURA: Pascal Laugier
ATTORI: Jessica Biel, Jodelle Ferland, Stephen McHattie, William B. Davis, Jakob Davies, Samantha Ferris, Katherine Ramdeen
FOTOGRAFIA: Kamal Derkaoui
MONTAGGIO: Sébastien Prangère
MUSICHE: Todd Bryanton
PRODUZIONE: Cold Rock Productions BC, Forecast Pictures, Iron Ocean Films
DISTRIBUZIONE: Moviemax
PAESE: Canada, USA 2012
DURATA: 100 Min
FORMATO: Colore
VISTO CENSURA: VM14
Sito Italiano
Trama:
Julia Denning è un'infermiera che vive nella cittadina di Cold Rock, dove si nascondono segreti inquietanti. Nel corso degli anni, infatti, sono scomparsi 13 bambini senza lasciare né un indizio né un testimone. Gli abitanti del luogo ritengono che il responsabile sia "The Tall Man" un oscuro personaggio misterioso e leggendario che rapisce i bambini svanendo nel nulla. Quando una notte Julia trova il letto di suo figlio vuoto la caccia è aperta e con essa la ricerca di risposte: chi è "The Tall Man" e soprattutto cosa avevano in comune quei bambini scomparsi?
Commento:
Esordio oltre oceano per Pascal Laugier regista transalpino che ha particolarmente colpito gli spettatori in positivo e negativo con il suo secondo lavoro in patria “Martyrs”, un vero martirio psicofisico per lo spettatore, capace di colpire e ferire il pubblico. Al regista francese piace da matti mescolare un susseguirsi di situazioni e generi per realizzare qualcosa di completamente diverso dal resto della produzione cinematografica. Non è di facile somministrazione il suo cinema che spazia dal thriller all’horror, dal drammatico, all'impegno psico/sociale/religioso. Così anche per questo suo primo lavoro in terra yankee la scelta intrapresa è quella del polpettone impastato, questa volta qualitativamente non troppo bene, impreziosito da un più che discreto e interessante finale socio-impegnato che, cerca di rimette in ordine il pastrocchio realizzato con tanta perseveranza in precedenza.
L’uomo nero moderno vive a Cold Rock una cittadina americana immersa nel verde di grigi boschi illuminati da una foschia perenne. A Cold Rock non splende mai il sole, si vive alla giornata, tutti hanno i loro problemi e curano solo i propri interessi. La crisi ha portato alla chiusura della miniera, l’unica vera fonte di guadagno di una cittadina rurale con regole da branco e nessun sogno nel cassetto. Si tira a campare avanti, anche i bambini non cullano speranze di un mondo migliore. Quale miglior contesto per un ladro di bambini muoversi in una città dove tutti si fanno i fatti propri, dove vedere un bambino volatilizzarsi non interessa realmente a nessuno basta che non sia il proprio. Un processo interessante che simbolicamente accomuna Cold Rock e i suoi bambini alla diffidenza che oggi giorno circonda le nostre strade.
Con una trama intrecciata dagli innumerevoli colpi di scena da rovescio della medaglia, il film presenta una narrazione impreziosita da troppi dettagli. La sceneggiatura dello stesso Laugier è una coperta troppo corta tirata da tutti e quattro i lati. Dopo un inizio drammaticamente sufficiente, la pellicola viene sedotta e abbandonata da una serie di colpi di scena ad effetto dove tutti sono colpevoli e innocenti e lo spettatore ha difficoltà nell'individuare la vera vittima, se non se stesso. Come per il martirio precedente il pubblico è cullato e scosso da una serie di avvenimenti funzionali solo al arrivo di un finale che porti con se una soluzione. Non vi allarmate il regista transalpino nella sua confusione mentale è quanto meno ben organizzato e ci donerà la spiegazione. Un'idea interessante che mostra il fianco per un intero film. Sicuramente perché lo spettatore ancora non si aspetta il risvolto psico-sociologico. Alla base del film c’è un idea vincente e inquietante che purtroppo è realizzata male, ci sono spunti interessanti, come l’ambientazione, ma è troppo poco per promuoverla completamente. Se da una parte il finale convince e lascia pensare, dall’altra sconforta il vedere buttata al vento l’occasione di realizzare per la seconda volta un qualcosa di stilisticamente nuovo.
Laugier lavora duramente per dipingere un'idea socialmente importante che vuole sollevare risvolti etici, a mio modesto parere non pienamente riuscita. E’ come mettere la mente di Michael Haneke al servizio di un regista poco raffinato nell'intraprendere uno sviluppo degno di nota. Non posso completamente affermare che il film sia brutto ma è oggettivamente sorretto solo dalla soluzione finale. Se in “Martyrs” il martirio proposto era funzionale alla rappresentazione dell’intero atto, in “Cold Rock” ci si chiede perché ridicolizzare con trovate inutili quanto di buono partorito. Realizzare un film socialmente impegnato sotto mentite spoglie di un thriller è stata la scelta giusta?? Agli spettatori l’ardua sentenza.
Pro.
L’ambientazione.
Il finale.
L’idea alla base.
Contro.
Non è un thriller, non è un horror non è un film drammatico.
Sceneggiatura impreziosita da troppi colpi di scena.
Script interessante e importante non perfettamente realizzato.
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