TITOLO ORIGINALE: Kokuriko-zaka kara
TITOLO ITALIANO: Dalla collina dei papaveri
REGIA: Goro Miyazaki
SCENEGGIATURA: Hayao Miyazaki, Keiko Niwa
FOTOGRAFIA: Atsushi Okui
PRODUZIONE: Studio Ghibli, Nippon Television Network Corporation (NTV), Dentsu
PAESE: Giappone 2011
GENERE: Animazione, Drammatico
DURATA: 91 Min
FORMATO: Colore
Sito Ufficiale
In concorso al Festival di Roma 2011 nella sezione Alice nella Città.
Trama:
Una storia di un giovane amore sullo sfondo della protesta studentesca contro la modernizzazione senza scrupoli nel periodo della rinascita economica giapponese prima delle Olimpiadi del 1964. Durante la disputa per la demolizione o la salvaguardia di una vecchia casa in legno della scuola, il "Quartier Latin", sede dei club scolastici di filosofia e di astronomia, ma anche scrigno delle memorie di alcune generazioni, prima e dopo la guerra, di storie di persone che si sono conosciute, amate, vissute, Umi e Shun si innamorano, ma quando per conoscersi meglio cominciano a raccontarsi reciprocamente le storie delle rispettive famiglie, scoprono con sgomento un segreto che li accomuna dal passato.
Commento:
Alla fine di un film Ghibli ho, come tanti, la sensazione di essere una persona migliore. Non c’è pellicola che non affronti sentimenti e rapporti fondamentali come l’amicizia, l’amore, l’uguaglianza con il solito calore e candore fatto di personaggi e luoghi puri e pieni di vitalità. Non è da meno questo Giappone che si rinnova al seguito della seconda guerra mondiale e del conseguente boom economico, nel pieno dei preparativi per le Olimpiadi a Tokyo del 1964. Un clima nostalgico in un paese in via di mutamento in un precario equilibrio tra il passato e il futuro.
Un racconto di formazione che vede gli adulti del futuro nel disperato tentativo di custodire il passato per fare proprio il presente. La distesa d’acqua che si estende davanti alla città di Yokohama è simbolicamente l’elemento portate, l’evasione verso i propri sogni e i ricordi dei dolori passati. La giovane protagonista Umi Nagasawa osserva il mare nel infelice ricordo del padre scomparso, un modo per non sentire la pungente solitudine data dalla mancanza di entrambi i genitori, tuttavia proprio da questo elemento naturale otterrà la sua rinascita.
I criticoni vi diranno che al bravo Goro manca ancora quel tocco magico del padre, senza considerare per nulla una regia più seria e meno improntata verso la fantasia. Non me la sento di paragonare I’ allievo al maestro ma è assolutamente una cattiveria screditalo. Colori caldi e spazi verdi sono alla base di una animazione assolutamente all’altezza di cotanto padre. Un messaggio positivo doveroso, rivolto nei confronti di una popolazione sconvolta recentemente dal catastrofico tsunami del marzo scorso e del successivo disastro nucleare di Fukushima. Uno Studio Ghibli che con i suoi ultimi lavori, vive il presente, guarda al futuro ma non dimentica assolutamente il suo glorioso passato.
Pro.
Il trionfo della positività.
Il ragazzo (Goro) si farà.
Contro.
Goro è un figlio d’arte di tutto rispetto ma la genialità è difficile da eguagliare per chiunque. Soprattutto dopo due soli lavori.
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