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venerdì 4 novembre 2011

Daruma e il Festival Internazionale del Film di Roma 2011



In queste ore si sta per chiudere con la premiazione la 6 edizione del Festival Internazionale del film di Roma, 9 giornate di grande cinema dove diversi film validi o meno si sono alternati tra varie categorie proposte.  Sfortunatamente Daruma non è tra i fortunati eletti che si possono permettere un accredito stampa, tuttavia anche senza i potenti mezzi delle comunicazioni di servizio ho avuto la possibilità di partecipare al festival dal 29 di ottobre al 4 novembre.  Purtroppo per problemi di natura personale e soprattutto di tempistica non ho potuto vedere tutti i film per i quali ho ottenuto un invito, tuttavia anche così ho fatto una buona indigestione di pellicole. Contrariamente alla maggior parte di siti e blog della rete e salvo rare eccezioni Daruma non è assolutamente interessato al Red Carpet  delle star dove fotografi scalmanati si sgolano per fotografare i finti divi della televisione italiana.


Red Carpet affollato- Foto dell'edizione 2008 che rende comunque bene l'idea

Daruma era al Festival per i film e di quello vuole parlare, ora in modo sintetico e nei prossimi giorni con i soliti commenti individuali divisi per pellicola. Prima di passare all’argomento portante però vorrei segnalare alcune cose che assolutamente non mi sono piaciute. Le sale per le proiezioni hanno una qualità visiva eccezionale, diagonale ampia e qualità top, eppure trovo incredibile che alla sesta edizione ancora non si sia trovato il modo di dare a tutti la possibilità di leggere i sottotitoli e stare comodi nelle poltrone. L’altezza media delle persone in Italia è aumentata negli ultimi 20 anni eppure all’auditorium non se ne sono resi conto. Poltrone senza poggia testa e distanza tra i sedili ridotta al minimo sono il primo problema per tutte le persone che superano un’altezza di metri1,75. Tutto sommato questo è solo un piccolo cruccio personale, non mi aspetto certo un cambio dei sedili.

Red Carpet in pausa – Edizione 2011

La cosa veramente scandalosa è la posizione del piccolo telo rettangolare dove vengono proiettati i sottotitoli. In platea il livello di posizionamento tra altezza e pendenza tra le poltrone è più o meno lo stesso, questo comporta il parziale o totale oscuramente dei sottotitoli quando una persona leggermente più alta di noi è seduta nella fila di fronte. Situazione che soprattutto nella Sala Cinema Lotto, sala esterna al complesso dell’auditorium, è aberrante. Dobbiamo tenere conto che i film vengono tutti proposti in lingua originale con sottotitoli e che spesso la platea è composta anche da non udenti, tutte queste motivazioni rendono i sottotitoli fondamentali. Risolvere questa condizione sarebbe semplicissimo e indolore. Basterebbe fissare il rettangolo dei sottotitoli un pelino più su tra la fine dello schermo e lo spazio nero  che avanza, magari con dei braccini mobili di metallo.

I bellissimi e inutili posti laterali della galleria in Sala Sinopoli

Assolutamente imbarazzante infine la disposizione dei posti laterali in galleria. Nella Sala Sinopoli,  si pretendere di far vedere ad uno spettatore un film con i sottotitoli da posizione laterale allo schermo. Mi sembra veramente poco corretto. Ok che quasi sempre la galleria restava vuota e quindi gli sfortunati spettatori dei posti laterali si potevano spostare, eppure in certi casi era veramente impraticabile farlo e ho visto persone in posizioni impossibili per leggere i sottotitoli. Questo non fa bene al cinema né al festival. Ma torniamo all’argomento principale.

Totò 3D - il più comico spettacolo del Mondo

Tra i primi film che ho avuto modo di vedere c’è “Totò 3D - il più comico spettacolo del Mondo” tornato a nuova vita grazie al restauro realizzato da Cinecittà Digital Factory. Girato nel 1953 con un sistema tridimensionale, brevettato da Ponti e De Laurentis battezzato con il nome di Podelvision,  fu girato con due camere da presa, una per l’occhio destro e una per il sinistro. A distanza di 58 anni questo film dimostra ancora la grandezza di un pioniere come Totò con un effetto tridimensionale che mette in riga tutte le produzioni moderne con una qualità pazzesca a dimostrazione di come una volta in Italia era competitiva in ambito cinematografico. Purtroppo la trama è solo un pretesto per una serie di numeri tratti dalle riviste di Totò.  Comunque è un film da non lasciarsi sfuggire nella sua prossima uscita nelle sale, un ottimo back to the future.

Femme Du Cinquième

La “Femme Du Cinquième”  (The Woman in the Fifth) è la seconda pellicola che mi sento di segnalare, statene alla larga. L’ultima fatica del regista polacco Pawel Pawlikowski  (My Summer of Love) è un thriller psicologico sul significato della perdita e sulla solitudine di un convincente Ethan Hawake che comunque non fa decollare una sceneggiatura piatta e inconcludente. Spronato dalla presenza in sala di attori e regista con Hawake in testa, il pubblico ha cercato di mascherare il malcontento con un timido applauso, che si è arrestato subito dopo la consapevolezza a luci accese dell’assenza dei protagonisti in sala, usciti credo come spesso accade dopo i titoli di testa. La sfortuna di vedere pellicole evitabili si è abbattuta su Daruma anche il giorno successivo. Per problemi di logistica e tempistica ho preferito mio malgrado il secondo thriller psicologico in concorso “Babycall” alla promettente commedia con un ottimo cast dal titolo “Butter”.

Noomi Rapace in Babycall

“Babycall” vede una pur brava Noomi Rapace alla ricerca di se stessa dopo il successo ottenuto con il personaggio di Lisbeth Salander nella trilogia cinematografica di Millemium. Coincidenza quanto mai stranissima che il secondo psicothriller in concorso a distanza di sole 24 ore, disturbi così tanto lo spettatore come il precedente. Prolisso, lento e incoerente con una sceneggiatura da sei film in uno. La serata del 31 di ottobre si apre nel peggiore dei modi. Sconsolato dalla visione del secondo pessimo film in 2 giorni mi accingo a prendere posto in sala per l’evento Halloween: lezione horror con il regista James Wan (SAW/INSIDIOUS) seguita dalla proiezione di “Insidious”. La lezione purtroppo si rivelerà la più classica delle interviste con il simpaticissimo regista di origine malesi. Analizzato il pensiero di Wan nei confronti del genere horror, inizia la visione della pellicola.

James Wan a Roma nello spazio cinema dello stand Caffè Hag

“Insidious” è un efficiente film horror vecchia maniera, con la paura centellinata come una volta con i famosi salti dalla sedia. Niente gore e splatter. Il film funziona benissimo per la prima parte, mentre nella seconda cambia registro inserendo un contesto grottesco che potrebbe disturbare i più pignoli e i poco abituati nel scindere sorrisi e paura. Il sottoscritto ha apprezzato tantissimo così come l’intera Sala Sinopoli esplosa in un solente applauso alla fine della visione. La serata si conclude con una stretta di mano con lo stesso Wan sommerso dal calore del pubblico.

From Up On Poppy Hill di Goro Miyazaki

Da grande appassionato di animazione giapponese non potevo certo mancare l’appuntamento con la seconda opera di Goro Miyazaki prodotta dallo studio Ghibli e sceneggiata dal maestro e padre Hayao Miyazaki. Il passo in avanti in termini di sceneggiatura rispetto all’ opera prima “I Racconti di Terramare” (giudicato da molti prolisso) è evidente. “From Up On Poppy Hill” si discosta molto dagli ultimi lavori dello studio, grazie ad un soggetto più maturo privo di elementi fantasy e affini. Un ottimo ritorno. Un peccato che come al solito il film sia trattato alla stregua di un cartone animato per bambini Disney, con spettacoli pomeridiani dedicati alle scuole. Dopo un ottima cena a base di cinese, ci siamo apprestati alla visione del film spagnolo “Un Cuento Chino” (vincitore del festival) che vede tra i protagonisti Ricardo Darin (Il segreto dei suoi occhi). Una spassosa storia tra un burbero argentino è un improbabile cinese. Una piccola perla singolare e surreale.

Sebastián Borensztein regista di “Un Cuento Chino” Premio Marc'Aurelio per il miglior film

Il nostro viaggio continua il giorno successivo con una vera è propria maratona composta da due bei film “Love For Life” con la splendida Zhang Ziyi e “Too Big To Fail” cronaca della crisi finanziaria del 2008 che vede il fallimento della Lehman Brothers.  Signori e Signore benvenuti alla prima eccezione di Daruma sul Red Carpet. Arrivato con 1 ora di anticipo prima della proiezione di “Love for Life” non posso non notare la presenza della bellissima Zhang Ziyi sul tappeto rosso. Colto da una vera e propria crisi adolescenziale, mi butto tra la folla di ragazzi di origini cinesi giunti per salutare la loro compatriota. Un vero delirio culminato con autografo e foto di rito.

Una Splendida Zhang Ziyi

La nuova fatica del cinema cinese narra il tragico e illecito spaccio di sangue concluso con la diffusione dell’AIDS in un piccolo villaggio. Un film che mostra i nostri protagonisti impegnati a vivere una vita felice pur senza aspettative per il futuro visto il poco tempo che gli resta. Con una prima parte di non facile comprensione per il pubblico occidentale e una seconda più raffinata, la pellicola si dimostra drammaticamente triste ma anche felicemente romantica e conquisterà piacevolmente gran parte del pubblico.

Love for Life

Di tutt’altra pasta il secondo film della serata. Troppo grandi per fallire, traduzione letterale del titolo inglese vede un bravissimo William Hurt nelle vesti del segretario del Tesoro Henry “Hank” Paulson nel disperato tentativo di evitare lo storico tracollo finanziario americano. Con attenzione particolare all’aspetto umano della vicenda, la pellicola affronta tutti gli aspetti e le manovre più importanti dell’evento anche se con un piglio forse un po’ troppo didascalico. Il film in Italia sarà trasmesso su Sky a partire dal 4 novembre.

il cast di “Too Big To Fail”

Chiudiamo la nostra rassegna con il nostro ultimo giorno di festival datato giovedì 3 novembre 2011. Il programma anche in questa giornata prevede 2 pellicole: la rivelazione “Wild Bill” opera prima di Dexter Fletcher e la “Kryptonite nella Borsa” di Ivan Cotroneo. Proiettata in un orario improponibile (16.30) per la rassegna “Focus Occhio sul mondo”, dedicata quest’anno al cinema Britannico, l’opera prima del famoso attore inglese è un Pulp d’azione con richiami stilistici che vanno da Guy Ritiche al Western. Un lavoro di tutto rispetto che regala una fantastica prova del giovane Will Poulter già protagonista dell’ultimo capito di Narnia.  Alla fine della proiezione il pubblico presente in sala è praticamente esploso in un autentica ovazione in piedi. Un bagno di folla inaspettato per Fletcher e Pouler che sono stati completamente avvolti dal calore del pubblico. Un finale sensazionale.

Will Poulterin Wild Bill di Dexter Fletcher

Ancora in preda ad un fomento generale dato dall’ultima visione ho accolto con assoluta indifferenza l’arrivo della sera per l’ultima visione della nostra piccola ma interminabile maratona cinematografica. Nella Sala Cinema Lotto ci aspettava una nuova opera prima, questa volta ad opera del collaudato sceneggiatore Ivan Cotroneo. Una commedia basata sui sentimenti di una famiglia vintage che vive alle porte di Napoli negli anni 70. Un inizio non perfetto ma comunque più che sufficiente verso la nuova dimensione della classica commedia italiana.

Kryptonite nella Borsa il cast

Finisce così la mia splendida cavalcata cinematografica che purtroppo mi ha visto mio malgrado, colpevole di molte dolorose rinunce verso alcuni film che volevo assolutamente vedere ma che sfortunatamente non ho visto. Recupererò senza timori nel prossimo futuro. Si chiude così una settimana di grandi emozioni che spero di replicare anche il prossimo anno. Un grosso grazie alla fondazione Cinema per Roma a tutti i suoi partner e soprattutto alla sempre splendida città di Roma.








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